Servizi di assistenza e Cura
Ritorniamo a discutere di teatro come terapia del disagio psichico in occasione della Giornata Mondiale del Teatro 27 marzo.
a cura di Severino Tognoni
Premessa
Qual motivo abbiamo per accettare le sfida che ci offre il teatro-azione quale intervento in campo psichiatrico-terapeutico?
Quali sono gli effetti di un progetto teatrale sviluppato nel momento della cura?
Quali sono le reazioni suscitate nei pazienti? Con quali conseguenze e con quali cambiamenti nelle persone che soffrono di malattie mentali?
Per alcuni disagiati, prendere parte a un atelier artistico emancipa, sviluppa la comunicazione, apre la mente e il pensiero.

Per altri è soprattutto, un particolare mezzo di espressione che incide sulle norme sociali ma è anche uno strumento politico, un'apertura, un'avvicinamento alla "follia" utilizzando un nuovo metro di analisi: cercare nella creazione artistica le fondamenta della personalità di ognuno, delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, della sua educazione.
Permettere loro di esprimere i propri sentimenti attraverso il lavoro di recitazione costruito proprio sul loro vissuto e far si che ognuno venga a patti con la malattia e accettare il trattamento terapeutico in quanto tale.
La posta in gioco è attenuare l'incidenza che ha il disagio psichico nella vita di una persona: la filosofia del progetto in divenire, (proposto proprio nell'Anno europeo della lotta contro l'esclusione sociale e culturale dei malati di mente) sarà quella di non più considerare il disagiato un alienato (dal latino alius e alienus), un pazzo incapace di intendere e di volere, l'intima filosofia che ci ha accompagnato da almeno un secolo fino alla abolizione dei manicomi.
La prima tappa, oppure opzione: quella degli incontri e delle discussioni con i professionisti del campo assistenziale, psichiatrico e culturale per strutturare un progetto articolato di creazione teatrale in ambiente psichiatrico, disegnandone i limiti e definendo con accuratezza la natura del legame teatro-psichiatria che non può in alcun modo sostituirsi alla cura farmacologica e alla strategia terapeutica destinata al paziente.
Questa opzione implica una riflessione sulla dimensione necessariamente politica dell'azione teatrale sempre inseparabile da una riflessione sulla dimensione politica di ciò che il nostro tempo chiama malattia mentale: questo è l'obiettivo essenziale di TEATRO-TERAPIA.
Cosa devono acquisire gli operatori per poter progettare e seguire un progetto terapeutico del teatro-terapia?
- a) Capacità di dare pieno valore alle istanze proprie del teatro-recitazione stesso, in una articolazione doppia, clinica e teorica.
- b) Inserirsi e riconoscersi in seno al gruppo di spettacolo ma anche riconoscere la qualità della ricerca artistica strettamente legata alla libertà di agire e di trasformare le persone portatrici di disagio in persone autenticamente rinate.
- c) Saper trasmettere ai pazienti in astratto e convincere che la capacità terapeutica della recitazione li allontanerà dall'isolamento, dalla disperazione. Insomma, far trasparire dal proprio comportamento la certezza che la partecipazione sub maschera mostri sotto un'altra luce le realtà sociali, in particolare quelle che alienano, spersonalizzano, isolano e spingono alla ribellione.
- d) I pazienti devono essere osservati durante i laboratori teatrali o di espressione mimica, al fine di trovare elementi interessanti delle varie personalità per aiutarli a raccontare le loro esperienze, se negative, trovarvi soluzione.
Conclusione
Il teatro-terapia è più attuale che mai. Questa forma d'arte offre l'uso intenzionale del dramma e della recitazione teatrale quale processo terapeutico per ridurre i sintomi emotivi e fisici con l'obiettivo di un maggiore benessere personale.
Il teatro, come mediazione, è il frutto di una doppia storia: quella del teatro come genere letterario e quella delle diverse terapie da adottare per il recupero psicosociale.
Utilizzare un'attività artistica come mezzo terapeutico significa riconquistare il vissuto con un processo creativo che ogni artista conosce e che i pazienti possono conoscere.
L'attività di recitazione produce qualcosa nella persona che recita: portare il desiderio in realtà, questo può anche portare molta distruttività. Se lasciato incontrollato, può diventare un affare pericoloso.
Di fronte all'entusiasmo consensuale del paziente di fronte alla personalità che gli crea il personaggio, può perdere il controllo di se stesso e strafare nell'immedesimazione.
La pratica teatrale è una libera esplorazione del possibile, l'espressione avventurosa e rischiosa di domande, idee, critiche, sogni, attraverso il linguaggio ricco e complesso che le è proprio.
Linguaggio del corpo e della mente, elaborato dall'esigenza di dare forma a tutta la materia umana di emozione, passione, piacere, dolore ... E questo attraverso un'esperienza di ricerca collettiva condivisa e dialogo con tutte le altre operatività e professionalità.
Quando sei malato, raramente vuoi ridere. Ancor meno della recitazione. Eppure il teatro è un'ottima terapia! E non è solo per i pazienti che il gioco ha senso ...

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