Raccontare ciò che ci vede partecipi quotidianamente
- Una gentilissima amica mi ha chiesto: "Matteo e il processo come è finito?"
- HA UN SENSO LA MIA PRESENZA IN QUEL CONSIGLIO COMUNALE? di Matteo Notarangelo, consigliere comunale
- Matteo Notarangelo, fondatore del Centro Diurno ‘Genoveffa De Troia” e difensore della dignità dell’uomo a cura del qotidiano di informazione "Stato Quotidiano"
- A proposito del declino di una città. La cultura come sviluppo economico di Giuseppe Piemontese*
- Il "Patto Civico" dei cittadini di Monte Sant'Angelo. Cittadini, in cammino, inizia un nuovo giorno per Monte Sant'Angelo di Matteo Notarangelo
La mia querela...
di Matteo Notarangelo
Una gentilissima amica mi ha chiesto: "Matteo e il processo come è finito?".
Ho risposto: "È in corso. Non lo so come si concluderà".
Confido nell'intelligenza dei Magistrati e nell'applicazione neutra del diritto..

Al di là di ogni sentenza, io sono orgoglioso per aver difeso gli anziani non autosufficienti e ripropongo il mio pensiero incriminato: "Slegate gli anziani, ovunque siano legati".
Il vero problema, carissima Gisella, è che vivo in una terra del Sud ed in una città particolare, Monte Sant'Angelo.
Difendere le fragilità e permettere l'evoluzione sociale delle nostre comunità non è sempre possibile e
spesso devi subire l'ira di tanti individui, che faticano a concepire che il malato, come l'anziano fragile, è una persona e non può essere oggettivizzato, mercantilizzato e medicalizzato.
Le nostre battaglie contro qualsiasi forma di istituzionalizzazione totale, lo sai, non sempre sono
gradite.
I motivi sono ben descritti, non solo dal nostro amato Franco Basaglia, ma anche da donne e da uomini anonimi, che agiscono per rendere più bella la vita di noi persone fragili.
Ricordo il bel libro di Roberto e faccio mie le sue osservazioni, anche a rischio di subire un'altra querela politica temeraria per aver letto il suo libro. Carissima, ti terrò aggiornata, ma tu racconta alla nostra gente, quanto si consuma nelle nostre comunità e nella mia Monte Sant'Angelo.
Commenti
Maria Ciuffreda
Nemmeno i piì efferati delinquenti subiscono un'umiliazione del genere. Trovo scandaloso e vergognoso vedere querelato un cittadino onesto per avere espresso un interrogativo importante e del tutto lecito afferente un argomento che riguarda ognuno di noi.
Gisella Trincas Maglione
Grazie Matteo, è ciò che denunciamo costantemente e non dobbiamo avere paura di nulla. Io ho presentato due esposti in Procura contro una pratica di contenzione terribile nei confronti di un uomo in una struttura della Sardegna. E ho definito quella pratica (un casco di cuoio in testa con una gratta facciale e le mani legate) disumana e degradante. Ancora non mi hanno denunciato. Trovo quindi questa azione giudiziaria
nei tuoi confronti, per aver denunciato una pratica diffusissima in Italia, semplicemente assurda.
Benedetto Rinaldi
Il sol pensare di inoltrare una querela contro coloro o colui che denunzia situazioni di degrado umano e a danno di essere umani deboli , azioni che tendono ad annullare la dignità umana, diventano ipotesi di reato, diffamazione e o altri ipotesi di reato, ma il sol fatto di portare a conoscenza che sussistono realtà , da te elencate, diventano materie di natura penale. Rimembro Kafca nel processo, nessun indizio o prova ma solo per affermare che il solo pensare di una problematica sociale ovvero quella della tutela umana e giuridica di esseri fragili , deboli o emarginati, possa essere oggetto di querela ma non solo . Imputato di un reato . Basti leggere il Processo di Kafca. Un reato inesistente.
Lea Bonomo
Grazie alla Legge Basaglia, l'Italia è stato il primo Paese a smantellare gli istituti psichiatrici, tristemente noti come manicomi, riconoscendo il diritto delle persone con fragilità psichiche di essere assistiti con dignità. Le persone che, come me hanno vissuto il mondo della psichiatria, possono ben comprendere quanti passi avanti siano stati fatti. Querelare un cittadino per aver difeso la persone fragili è ignobile. Tante persone che non hanno subito certe "torture" vivono esistenze normali , con i farmaci e la psicoterapia. Questo per dirti "grazie" Matteo per aver subito tale umiliazione in nome di una società più giusta per tutti.
MariaRita Totaro
Una situazione kafkiana davvero inverosimile.
Non ho parole.
Paola Bergamo
Matteo Notarangelo Un anziano non autosufficiente non può svolgere in modo autonomo le funzioni essenziali quotidiane e necessita, pertanto, di supporto materiale che va dalla cura della propria persona, all’ igiene personale, al vestirsi e, infine, nell’alimentarsi. E ha bisogno anche di tanto aiuto psichico, di dolcezza e comprensione perché non è facile accettare questo stato. Difendere la fragilità dovrebbe essere il primo comandamento di una società civile! Il malato , l’anziano resta una persona ed è inaccettabile sia trattato come un numero, spersonalizzandolo…
quando non umiliandolo!
Antonio Rinaldi
Matteo. Conosciamo tutti la tua competenza nella materia, questo rende ancora più vile quanto ti è stato fatto.
La cosa che fa più rabbia è che la sinistra, se ancora di sinistra si può parlare, è quella che da sempre ha fatto opposizione o, se era al governo, ha dato voce alle opposizioni. Invece questi nostri amministratori non tollerano che si pensi in modo diverso dal loro modo di vedere le cose. Massima solidarietà.
Grazia Amoruso
In Democrazia si dovrebbe essere liberi di esprimere la propria opinione e agire per il bene pubblico. Il tuo impegno caro Matteo Notarangelo è encomiabile. Ti sosterremo sempre perché lotti per la Giustizia e l 'Equità, sostenendo quanti soffrono un disagio complesso.
Francesco Stelluti
io ti conosco dai tempi dell apertura del Centro .... so che cuore grande hai per gli ammalati e per i bisognosi di cure..... mio zio fu uno dei tuoi primi collaboratori e quando si parlava di te diceva sempre.... Matteo è davvero una persona squisita.... con un cuore grande e umile di chi sa dare all altro fiducia...... io spero veramente che si risolva tutto nel migliore dei modi per te.... il diritto di parola è un diritto sacrosanto.... ho fiducia nella magistratura.
Angelo Meloro
Caro MATTEO mi sa che a MONTE sono negati i vari diritti, per certe PERSONE. Specialmente su di NOI " DISABILI ", ci sono " BARRIERE ARCHITTONICHE " da per tutto, iniziando dai i parcheggi SELVAGGI allo " JUNNO " 2/3.anche 4°fila. Per " N_O_N " parlare del CIMITERO. Ecc.
HA UN SENSO LA MIA PRESENZA IN QUEL CONSIGLIO COMUNALE?
di Matteo Notarangelo, consigliere comunale
In quel Consiglio Comunale non trovo l'agibilità democratica.
Il punto cruciale della mia riflessione è l'arretratezza politica della Città, declassata a borgo, ma trova spunto, soprattutto, dall'agire sconsiderato degli eletti e degli elettori.
L'arretratezza e l 'involuzione sociale, economica, culturale e politica non sono naturali, non scaturiscono dal vivere di uomini e donne aggrappati ad una Montagna, oltretutto Sacra. Le cause dell'arretratezza della Città dell'Arcangelo Michele sono politiche. I nodi irrisolti di Monte Sant'Angelo vanno cercati nella sua "classe dirigente", ma anche negli elettori, adagiati nelle loro convinzioni pre politiche, e nei troppi silenzi.

Questi agiti collettivi hanno fatto si che la "classe dirigente" di questi ultimi anni non abbia mai voluto alcun cambiamento.
In questi anni, la questione del mancato "cambiamento" politico, sociale, economico e culturale è diventata centrale nell'analisi sociologica e demografica: un elemento storico che permea di sé l'orizzonte socio-demografico, apparentemente immobile.
Il cambiamento della Città non è solo un modo per conservare la sua popolazione, bensì quello per renderla civile, direi politica.
A frenare la civiltà della Comunità di Monte Sant'Angelo, purtroppo, è la sua classe politica involuta, divenuta vetusta, ingorda di privilegi: loro direbbero intoccabile. Il mancato tempestivo ricambio di quell'oligarchia è, ormai, storico e col tempo è diventato sempre più dannoso per l'intera società, che vive la sua "morte civile".
Il lasciar perire la retriva oligarchia potrebbe giustificare e correggere 'l'imperfezione" politica e sociale, che da anni caratterizza la Città, ma il familismo amorale esteso e l'uso della minaccia della querela politica temeraria non lo permettono.
Far cadere il buio sull'azione della compromessa oligarchia, diventa necessario, anche se non basta.
E' risaputo che quei pochi, che hanno fatto del privilegio il loro costume, hanno cessato di identificarsi con "l'interesse della collettività" e sembrano incapaci di adempiere alla loro funzione politica.
Nelle città evolute, si sa che una classe politica è legittimata a governare finché adempie ad una funzione sociale.
A interrompere tale funzione di governo è la messa a nudo del "privilegio", che crea la differenza sociale e la grande ingiustizia umana.
Il "privilegio" in questa Città appare in piena luce e chiederlo è il nuovo mantra sociale.
Il loro, è noto a tutti, è un antistorico privilegio, privo di giustificazione legale, che aleggia nella mentalità della gente e si mostra resistente ad essere sanato dai rappresentanti delle istituzioni troppo lontani.
La distruzione del privilegio, in questo tempo, è possibile solo mettendo alle porte delle istituzioni democratiche la involuta oligarchia.
Tanto, però, non accade.
Il modo democratico, civile è il cambiamento, la trasformazione del vivere quotidiano della parte sana della Comunità cittadina.
La trasformazione reale della Città, certo, può essere indotta anche dalla circostanza giudiziaria, che inceppi il meccanismo del ricambio dell'oligarchia di governo, ma in qualsiasi aggregato umano dovrebbe essere manifesta la volontà di rendere civile il modo di vivere della sua gente e finirla con tre o quattro individui che stracciano le leggi dello Stato.
Se tanto non accade, è segno che tutta la Città è ammalata ed è destinata ad attraversare ancora un lungo periodo di decadenza.
Che senso ha, quindi, parlare a questi oligarchi involuti?
A loro, chissà se è giunta la conoscenza della differenza tra l' inimicus (colui che ci odia) e l'hosting (colui che ci combatte).
Questi, carissimi, sono i motivi che mi portano lontano da quel Consiglio Comunale. A me non pare che tra quei banchi ci sia una matura classe politica, che dovrebbe rappresentare i suoi cittadini.
Nelle città evolute e moderne, l'ingresso nella classe dirigente politica avviene per ascensione delle persone più attive e motivate, mentre ho l'impressione che in quelle comunità statiche, involute ed arretrate si pratichi il criterio della cooptazione e degli ossequi.
A voi dico che non ha senso sprecare energie e tempo in un luogo di rancorosi cooptati, dove sembra che il legalismo venga piegato al privilegio.
Grazie, a tutti voi, ma questa politica rozza e primitiva non mi entusiasma.
Commenti
MariaRita Totaro
Ogni piccolo problema diventa una montagna insormontabile.
Giovanni Ciliberti
Caro Matteo le tue, sono delle affermazioni condivisibili da tutti, salvo da chi vive all'ombra del potere, da certi postulanti, da chi si identifica nelle idee della sinistra che ritenendola infallibile al massimo ritengono coloro che amministrano "compagni che sbagliano" ed infine da tanti che vedendo come vanno le cose da anni, dicono che "sono tutti uguali" e che questi almeno ci tengono in allegria con tarantelle ed eventi vari. Voglio però ricordare a me stesso che l'assenza di una minoranza coesa rende chi amministra (ovunque e non solo a Monte) l'equivalente del detto montanaro "la chés a doje port lu diavul ce la port".
Sono anche convinto che l'unità dei gruppi consiliari di maggioranza e minoranza stia alla base del ruolo che il popolo sovrano ha assegnato alle forze politiche che si sono presentate alle elezioni.
Se ciò non avviene correttamente ci sarebbero i partiti di riferimento provinciale e nazionale che dovrebbero dettare le linee politiche, purtroppo a Monte questo non avviene.
Bisogna chiedersi il perché?
Antonio Silvestri
Il problema della politica è la politica stessa, una politica piegata su sé stessa, incapace di generare politica, incapace di formare politici e progettualità politica.
I partiti non esistono più, o meglio, i partiti di una volta non ci sono più.
Lo stesso Partito Democratico, nel 2017 e nel 2022 per vincere le elezioni ha dismesso il simbolo del PD e si è candidato sotto i simboli di due liste civiche, Cambiamonte (2017), Progetto Comune (2022).
Per vincere le elezioni, il Partito Democratico, ma soprattutto per raccattare voti, ha dovuto cambiare identità, si è rifatto i connotati, cambiavano il nome e il simbolo, ma la sostanza era sempre la stessa.
La gente non ha votato le idee, i progetti, il programma, i valori, ecc...
La gente ha votato i soldi, l'interesse, l'opportunismo, il qualunquismo, il trasformismo, lo scambio, l'inganno, l'accordo, un patto scellerato, la facile promessa. Questa politica, Matteo, non ti entusiasma perché è una farsa, un teatrino delle marionette. Mangiafuoco dal capoluogo muove i fili, le marionette si muovono ad ogni comando e il pubblico da casa applaude.
Mario Conca
Caro Matteo, non trovarsi a proprio agio a questo mondo è il destino delle persone vere. L'ipocrisia è dilagante e l'unica maniera che ci aiuta a dare un senso è la lotta sociale, malgrado le querele intimidatorie di mestieranti, affaristi e spregiudicati. Per sentirsi vivi bisogna lottare per non cedere alla rassegnazione che è l'anticamera dell'aldilà. Un abbraccio
Pietro la Torre
Caro Matteo sono dilettanti allo sbaraglio con interessi personali. Non c'è altra spiegazione ma noi siamo dei menefreghisti e magari corrotti dai piaceri ricevuti. Questo paese no crescerà mai se non cambiamo noi.
Lea Bonomo
Caro Matteo , tutti noi facenti parte delle minoranze ci chiediamo "che senso ha restare? " , costretti a guardare impotenti la 'morte civile ' delle nostre comunità, trasformate in feudi. Tutto ciò che scrivi nei tuoi post sembra la fotografia della mia comunità lucana, dov'è il tempo scorre tra lo spopolamento e le classi politiche che rendono i diritti dei cittadini privilegi da loro concessi. In questo clima la minoranza ha il dovere di denunciare e vigilare nonostante l'isolamento e , concedimi, lo sconforto che a volte ci assalgono. A presto.
Roberto Discalzo
Caro Matteo, ti capisco benissimo perché sono nella stessa identica situazione. La fine anno passato come tutti gli anni ci costringe a tirare le somme e valutare le nostre azioni ed il nostro operato. Proprio in quell'occasione ho fatto gli stessi ragionamenti che hai esternato e mi riconosco in pieno. Quello che mi manda avanti in quest'avventura pero' é la speranza che anche un piccolo barlume di luce in una stanza completamente avvolta dalle tenebre brilla e viene notata dalle persone libere e di buona volontà. Un Fraterno abbraccio.
Antonio Silvestri
DA NON CREDERCI! «La musica italiana è in buona salute,» ho letto stamattina in un articolo, «Tony Effe è il re delle classifiche degli album italiani del 2024». Il cantante che nelle sue canzoni ha fatto della volgarità e della violenza contro le donne una firma, un marchio di fabbrica!
Ecco, io quando ho letto questo articolo ho avuto un brivido! Le parole musica italiana e Tony Effe nella stessa frase sono di una tristezza infinita. Riflettono in pieno la vacuità di questi tempi vuoti. Assenza di cultura, assenza di valori, assenza di idee, della capacità di comprendere cos’è un’idea. Perché vedete se l'album più venduto in Italia nel 2024 è di Tony Effe è segno che abbiamo sbagliata tutto! E no, il problema non è solo questo signore.
Ecco, poco tempo Giulia de Lellis, l’influencer di Uomini e donne convinta che la capitale dell’Egitto fosse l’Africa, è stata invitata a tenere una lezione alla Bocconi di Milano. La De Lellis ha affermato che per avere successo nella vita a una donna basta «essere bella» e saperci «fare». Al diavolo l’istruzione. Poco tempo fa invece, un’altra cantante, Elodie, ha detto: «Avere pochi vestiti mi fa sentire a mio agio. A me comunque imbarazza mostrare i sentimenti, non il mio fisico».
E no, il problema non è la musica italiana, non sono i giovani e neanche i tempi che cambiano. Il problema è che ormai l’idiozia viene premiata e il talento non conta nulla! Viviamo in una società dove si mostrano i corpi, ma ci si vergogna di mostrare i sentimenti, viviamo in una società dove una donna attira l'attenzione solo se esibisce il suo corpo e delle donne spesso e volentieri si continua a parlare così: come di un corpo. Perché vedete il problema non sono le canzoni, ma la società in cui viviamo che reputa accettabili e «fighe» certe canzoni. Bisogna tornare a educare: ai sentimenti e alla loro comprensione, alle idee, al rispetto! E soprattutto prima di lavorare sull’intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa per la stupidità naturale?
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
Renato Narcisi
Condivido in parte la tua "sensibilità" perché fondo le mie ragioni sul concetto di "opposizione costruttiva".
Vorrei evidenziare come questa idea cozza con la natura dialettica e "conflittuale" della politica.
È necessario sottolineare, l'importanza del conflitto tra tesi e antitesi per arrivare a una sintesi diversa e per i suoi aspetti, "superiore". L'opposizione, deve ed è un elemento essenziale per il progresso e lo sviluppo di una comunità. Un’opposizione che si limita ad essere "costruttiva" potrebbe rischiare di appiattire questo processo dialettico, riducendo la tensione necessaria per il vero cambiamento.
Il "conflitto" è l'essenza della politica e ragione fondamentale per definire l'identità politica. L'idea di un'opposizione "costruttiva" potrebbe essere vista come un tentativo di eliminare la dimensione conflittuale, quale essenziale per la vita politica stessa!
È, invece, importante, valorizzare l'importanza del dissenso e del pluralismo nella sfera pubblica. La politica vive del confronto tra diverse opinioni e visioni del mondo: un'opposizione che rinuncia al dissenso radicale per adottare una postura più conciliante rischia di impoverire il dibattito pubblico e la vitalità democratica. Essa, diventa virale per il progresso della società.
Mill ritieneva che il confronto tra opinioni opposte sia essenziale per la ricerca della verità. Un'opposizione troppo costruttiva potrebbe soffocare la libertà di espressione e il necessario confronto di idee, limitando così il progresso intellettuale e politico. Ergo, il concetto di "opposizione costruttiva" sembra contrastare con l'idea tradizionale della politica come arena di conflitto e confronto. Il dissenso e il contrasto sono elementi imprescindibili per la vitalità e il progresso delle società democratiche.
Matteo, io credo che, stai facendo un ottimo lavoro e il tuo ruolo è necessario e fondamentale per la NS comunità!
L'opportunismo e la strumentalizzazione non devono fermare e/o opprimere la tua identità!
In cuore mio sento di ringraziarti.
Ne devi essere fiero...... sempre a testa alta!
Matteo Pio Impagnatiello
La foto che accompagna il post è la rappresentazione del fallimento quantomeno dell'ultimo decennio di amministrazione di Monte Sant'Angelo. Il paese evoca il Sahara: si è desertificato nell'ambito economico, sociale, culturale, urbanistico. Pare uscito da una guerra. Non è rimasto più nulla!
Luigi Cellamare
Caro Michele, noi due, come ti ho riferito ultimamente, in fondo, non ce ne facciamo una ragione del perché i cittadini, pur avendo gli strumenti partecipativi democratici, sono dediti all'abbrutimento delle comunità di cui siamo pedissequamente responsabili.
Vivere in comunità non è mai stato come dovrebbe essere espressione di consapevole impegno civile, in quanto nel corso della storia, con tutte le sue rivoluzioni, sono state costruite forme di addomesticamento, confezionando facciate con le varie ideologie. Uomini e donne hanno sempre generato realtà caratterizzate da marasmi, perché hanno abbracciato deliberatamente l'individualismo, soprattutto in questi tempi di neoliberismo, dimenticando che solo opportunisticamente sono pervenuti a migliorare la qualità della vita con la divisione del lavoro, perfezionando l'organizzazione sociale, che comunque, è sempre in bilico. Ti ricordo ancora che il Cristo è venuto tra di noi per redimerci, consegnandoci un orientamento che, ancora oggi sempre più ci vede lesinare nel riconoscere, e che accomuna tutti. Eppure la tua realtà ne avrebbe ragioni storiche, ubicate e figurate esse stesse nella montagna sacra, tese a fomentare quei valori dello stare insieme identificati nel Santo!
È un ginepraio quello di cui parli tentando di decodificare il comportamento della gente che è complice dello stato dell'arte, in una realtà che giudichi arretrata ed è collusa con la legalità. Gramsci accennava al clientelismo e alla corruzione quando parlava della questione meridionale. Questo concetto io lo estrapolo ed estendo a tutte le comunità, perché siamo artefici del nostro destino, avendo scelto la nostra interiorità, come su riferito misura per il male. Hegel, che tu conosci, nella dialettica " Servo Signore ", spiega molto bene quanto da me descritto. La presunzione alberga nella gente che, non cerca nell'altro il confronto per la crescita, non si mette in discussione.
Ti sorprende la tua realtà, quando ormai la sanità è quasi tutta privatizzata, si specula sulle fragilità, non riusciamo ad opporci al potere che ci vuole schiavizzare, assistendo altresì anestetizzati alla perdita del valore della famiglia. Con le guerre alle porte, è in atto una disumanizzazione della società, dove la tecnologia e la finanza ormai imperando, non ci consentono più di incontrare l'altro! Soluzioni? Mettiamoci nelle mani della provvidenza, ciao, Luigi.
Matteo Notarangelo, fondatore del Centro Diurno ‘Genoveffa De Troia” e difensore della dignità dell’uomo
a cura del qotidiano di informazione "Stato Quotidiano"
Matteo Notarangelo, fondatore del Centro Diurno ‘Genoveffa De Troia” e difensore della dignità dell’uomo. Nel 1994-1995 viene fondato a Monte Sant’Angelo il Centro Diurno “Genoveffa De Troia”, ad opera del sociologo Matteo Notarangelo che si dedicherà anima e corpo a una rivalutazione della solidarietà.

Un lavoro che nasce dalla passività con la quale l’assistenza comunale investe il problema delle persone disagiate con difficoltà psico-fisiche.
Nasce così «...una struttura aperta alla solidarietà e agli ideali di fratellanza umana. Del resto, venivamo da un periodo di grande marginalità inascoltata e non considerata da parte della gente in generale per quanto riguardava le persone in difficoltà, né il Comune aveva la forza e la volontà di poter fare qualcosa in merito. »
Matteo ha lavorato per ridare dignità al disagiato psichico nell'ottica di una revisione della disabilità psichica, auspicando l’inserimento lavorativo riservato alle categorie fragili e quindi disabili in genere. Questo dovrebbe applicarsi anche alla disabilità psichiatrica, ma di fatto quest’ultima viene automaticamente esclusa, dal servizio pubblico.
Origine: https://www.statoquotidiano.it/
https://www.statoquotidiano.it/2025/02/18/matteo-notarangelo-fondatore-del-centro-diurno-genoveffa-de-troia-e-difensore-della-dignit-delluomo/?fbclid=IwY2xjawIm83RleHRuA2FlbQIxMAABHbutISTvllmcsG-NMDVlrA2Ia_axBo2CYFw5G_RQMVl7jHeNRqynW4Pd3A_aem_OW9GtP1U9Cq4HJVZkuy7Vw
Perché parlano di mafia a Monte Sant’Angelo?
di Matteo Notarangelo* Visite 2908
Dopo le dichiarazioni degli amministratori di Monte Sant’Angelo, diventa necessario specificare il concetto di mafia.
Bruciare la macchina, mettere un ordigno a un’attività commerciale e negare un qualsiasi diritto al cittadino hanno lo stesso significato.
I diritti sono l’anima di una Comunità e hanno senso se sono promossi e tutelati. A volte, i diritti sembrano robusti, garantiti e certi, ma non è cosi.
I diritti diventano incerti, gracili e vaporosi quando non si ha la forza di proteggerli.Ogni comunità umana diventa incivile se la sua gente non ha la capacità di contrastare anche la minima violazione di un ordinamento giuridico.Sono queste le ragioni che hanno convinto il Legislatore a differenziare la criminalità amministrativa e politica da quella delinquenziale e mafiosa.

È questa distinzione che ha indotto a dire a qualunque magistrato e a qualsiasi persona di buon senso che l’associazione di tipo mafioso è quella che usa la “forza di intimidazione”, al fine di: commettere delitti, controllare le attività commerciali e finanziarie, ostacolare il libero esercizio del voto.
Questi particolari giuridici rendono manifesto che il concetto di mafia corrisponde a quello di “criminalità organizzata”, espressione di un sistema sociale e di pensiero antico e accettato.
Quel vivere medievale, controllato, bloccato e dipendente viene raccontato dagli storici e dagli antropologi come un modello di società arcaica da cui scaturisce la mafia, impregnata di cultura antistatale. È questa la realtà della città di Monte Sant'Angelo?
Guardiamo i particolari.
Era il 1986, un’agenzia del governo americano circoscrisse “Cosa nostra” a un’organizzazione che si “caratterizzava per la militanza, per la struttura gerarchica, per la continuità storica, oltre la vita dei suoi membri”. Il sociologo Rocco Sciarrone scrive: “…la forza della mafia risiede nelle sue relazioni esterne, nella capacità di allacciare relazioni e costruire reti sociali”.
Nella rete, ci sono politici, dipendenti pubblici e affaristi corrotti, professionisti e consulenti. A questi, si unisce gente perbene che consuma merci e servizi illeciti.
La mafia, per questi favori, si radica nel tessuto sociale e politico di una comunità: commercia, fa affari, favorisce protezioni e presta le sue cortesie al momento delle elezioni.
Gli esperti del fenomeno mafioso mostrano che solo periodicamente la mafia ostenta la sua pericolosità con atti di sangue.
Se in questi giorni a Monte Sant'Angelo c'è un acuirsi di fatti criminosi, c'è una ragione?
Basta dichiarare alla stampa che soggetti ignoti vogliono utilizzare le istituzioni per fini personali?
È quanto accade a Monte Sant'Angelo?
Se è così, c'è una trasformazione politica della criminalità locale?
La delinquenza o "mafia" diventa politica quando persegue il proprio progetto di occupare gli spazi del potere istituzionale.
In questo mutamento organizzativo politico, ci sono pezzi della delinquenza o "mafia' che diventano visibili.
Allora?
È quanto accade a Monte Sant'Angelo?
Anche in questi giorni, gli Amministratori e i rappresentanti di alcune forze politiche di Monte Sant'Angelo parlano di una mafia che cerca di condizionare e penetrare nel sistema rappresentativo locale.
Se questa è la loro verità, c’è da pensare che nella città di Monte Sant’Angelo è in atto una contrapposizione tra il “Comune, ” santuario di legalità, e la "mafia" , deserto di civiltà?
Se è una verità teorica, si ragiona.
Se è, invece, una verità investigata, bisogna spiegare i perché e provvedere.
Se ciò non accade, le tante dichiarazioni pubbliche e il risalto ripetuto della notizia di “mafia”, data dai mezzi di comunicazioni, rischiano di criminalizzare i cittadini montanari e di rendere qualunque banale e comune atto delinquenziale “dei montanari” un’ efferatezza ancestrale, quasi lombrosiana, marchiata a fuoco sulla fronte dei nativi e degli abitanti di Monte Sant’Angelo.
A questo riduzionismo identitario, tutti i cittadini di Monte Sant'Angelo, residenti e sparsi nel mondo, non ci stanno e dicono alla Magistratura, alla stampa e ai politici che la storia, la cultura, l'onestà e la responsabilità civica dei Montanari non possono e non devono essere ridotti a cose di mafia, a semplice stigma.
*Sociologo counselor professionale
La mafia a Monte Sant'Angelo, quel marchio viene da lontano
di * Matteo Notarangelo Visite
Lo Stato dovrebbe incontrare i cittadini non solo il Palazzo. È arrivata la Commissione per l'Ordine e la Sicurezza di Foggia. Il 26 gennaio, nei locali della biblioteca comunale, improvvisata a sede del consiglio comunale, si è tenuto l'autorevole incontro.
A porte chiuse, hanno discusso della sicurezza dei cittadini, dopo l'ultimo atto di criminalità subito da un assessore del Pd. Dall'incontro riservato alle autorità sono scaturite delle riflessioni. Il Prefetto di Foggia ha dichiarato che la pubblica amministrazione di Monte Sant'Angelo è sana e che tutti i boss della criminalità locale sono detenuti nelle carceri italiane.

I cittadini
È ovvio che questa condizione sociale e politico-amministrativa porta sollievo ai cittadini, ma non basta per tranquillizzarli. È chiaro, ognuno dei Montanari, sparsi nel modo, considera e apprezza la sensibilità dei Rappresentanti dello Stato, ma, dicono, le buone maniere non bastano, se aumentano le povertà economiche e sociali e si riduce la qualità della vita degli abitanti residenti.
A loro, autorità periferiche dello Stato, il dovuto rispetto, ma ai cittadini non resta che prendere atto del chiuso incontro della Commissione con i Consiglieri del partito unico, che oggi rappresentano il consiglio comunale.
Bene. Molti, dei tanti cittadini, si chiedono se i rappresentanti dello Stato hanno consultato anche i consiglieri della silenziosa minoranza o maggioranza, che sia, e se hanno ascoltato le forze sociali ed economiche della vessata città.
In paese, dicono che, a volte, alle Autorità fa bene sentire le voci fuori dal coro, che, anche dopo l'incendio della macchina dell'assessore Pd, restano voci fuori dal coro. Nel privato delle case e per il corso pubblico della città, la gente cerca di capire ciò che accade e lo fa tralasciando le ragioni del mancato o negato sviluppo della città e ripetendo il mantra di una ipotetica mafia, che di giorno si aggira nel palazzo comunale e di notte negli anfratti del paese. Nessuno, intanto, sa spiegarsi l'intervento politico in parlamento, pronunciato della deputata del Movimento 5 stelle, e non da un qualsiasi deputato del Pd, a difesa dell' assessore, che ha subito l'atto vandalico. Fa pensare la delega alla denuncia parlamentare rilasciata da un partito strutturato e gerarchizzato come il Pd alla giovane parlamentare del Movimento 5 stelle.
A questa mistero politico-parlamentare, nessuno sa rispondere. Ma questa è un'altra storia.
A parte ciò, i residenti pensano che la Città abbia bisogno non di più polizia, ma di più servizi e della certezza del diritto, oltre che di buone pratiche amministrative per la tutela della parte fragile della popolazione. In questi territori, i gruppi politici dello Stato e degli enti locali, come quelli dei partiti e movimenti politici, continuano a parlare di criminalità organizzata e di mafia, ma nessuno sa quando inizieranno a discutere di economia e di sviluppo delle comunità, impoverite ed esasperate e da loro controllate e governate.
Il degrado
A questi illustri Signori, i cittadini residenti vogliono rammentare che la Città ha un alto numero di cittadini anziani, un forte decremento demografico, nessuna pianificazione socio-economica e un evidente degrado socio-ambientale.
I giovani continuano a lasciare la Città come negli anni Sessanta.
È vero, i loro anziani non vanno ai giardinetti, ma nessuno dice che i giardinetti non ci sono.
A parte ciò, sarebbe interessante conoscere almeno i temi affrontati dai convenuti all'autorevole incontro degli amministratori di Monte Sant'Angelo con i rappresentanti della Commissione per l'Ordine e la Sicurezza di Foggia, senza scendere, certo, nei particolari investigativi. Dopodiché, rese note le serie ragioni, se ci sono, si possono anche militarizzare le strade e le sedi istituzionali e perché no sospendere la democrazia civica e inviare seri rappresentanti dello Stato per il governo straordinario della Città.
Non basta l'intervento di polizia, quello che la gente chiede è un buon governo aperto ai bisogni dei cittadini.
Per gli anonimi cittadini, è questo il modo semplice e civile per contenere ogni forma di devianza sociale. A loro, appare la scelta giusta capace di frenare sia le tentazioni di chi è aduso ad agitare lo spauracchio della "mafia" sia d' impedire l'istinto patologico di quelli che vorrebbero mobilitare "i poteri europei" o i servizi segreti dello Stato sull'arido territorio garganico.
La storia
È noto, questa non è l'antica storia, ben conosciuta dalla gente del Sud: prima briganti, poi mafiosi e ancora dopo emigranti. Si sa, però, che dalle ceneri del passato può riemergere l'antico stigma.
In questo cupo scenario, c' è chi si chiede: "Chissà quando scomparirà quell'assurdo e abusato marchio di briganti e di "mafiosi" che i Meridionali portano cicatrizzato sulla fronte dal lontano 1861".
Per trovare la logica del presente basterebbe guardare al passato.
Loquace è la colonizzazione del Regno delle Due Sicilie da parte del nascente Stato italiano e la colonizzazione mentale subita da gran parte della popolazione da parte dei sistemi di pensiero politici e culturali, ben strutturati dalla "Pedagogia Nera" .
Lo storico processo economico e militare potrebbe insegnare qualcosa e spiegare i comportamenti dei gruppi dirigenti locali e nazionali.
Il 21 ottobre del 1860, in diversi comuni, tranne a Monte Sant'Angelo e in altri pochi comuni del Sud, ci furono disordini per impedire il referendum, che "imponeva" l'annessione al nascente Regno d'Italia.
Quel momento storico-sociale venne ritenuto un fatto allora strano, ma oggi spiegato da tanti storici, che hanno voluto guardare dentro le dinamiche sociopolitiche della città garganica e di tant'altre del Mezzogiorno.
Da allora, c'è chi vede tanta somiglianza negli agiti amministrativi e politici di oggi.
Chissà perché.
Sembra che dalla storia emerga il monito che tutti temono: l’abbandono, l’esclusione, l’essere respinti, banditi, spogliati di ciò che si è, vedersi rifiutare ciò che la gente vuole essere.
Si teme che con l'utilizzo "politico" di certi fenomeni criminali, che vanno arginati, vengano negati i diritti di cittadinanza e i primordiali servizi sociali, economici, sanitari e politici per problematizzare la partecipazione democratica della gente, non irregimentata e libera dal bipensiero di chi governa, alla costruzione di comunità civili, solidali e eque, che restano chimere.
Il pregiudizio
Quando nel linguaggio dei rappresentanti dello Stato prevale la forza di polizia, certo, si ignora il degrado delle comunità, si inizia a temere di venir gettati tra i rifiuti del pregiudizio, della criminalità o, addirittura, della "mafia".
Per le persone spaventate dagli atti vandalici o criminali del mondo in cui vivono, la «comunità» appare un'alternativa invitante. La visione di paura che si alimenta, invece, non trasmette la ricercata tranquillità, sicurezza fisica e pace spirituale e sociale.
Per le persone insofferenti alla violenza e alla negazione dei diritti, per le persone che si battono per la libertà di scelta, quella stessa comunità che esige dai suoi membri una fedeltà irremovibile a combattere contro le forze invisibili del male è, al contrario, un incubo, "la visione di un inferno o di una prigione", che ogni giorno toglie diritti condivisi e legittimi. Ma questo non è il mese della paura e, purtroppo, non è un romanzo orwelliano.
Ben venga la Commissione per l'Ordine e la Sicurezza, ma che sia a tutela del dialogo con le persone per bene e garante della civiltà giuridica, che agisca per farne dei municipi "santuari del diritto" , luoghi aperti alla nonviolenza burocratica e alla comprensione dei bisogni della gente.
Purtroppo, si è reduci di una brutta storia, ma questo non è un romanzo criminale.
*Sociologo e counselor professionale
A proposito del declino di una città. La cultura come sviluppo economico
di Giuseppe Piemontese*
Nella città di Monte Sant’Angelo, sia le Associazioni culturali che i Musei e, quindi, le Istituzioni, fra cui principalmente i partiti, hanno perso quella forza propulsiva che essi avevano negli anni Settanta e Ottanta, quando la città contava diverse Associazioni culturali, come per esempio il Centro Studi Garganici, con la sua rivista Garganostudi che ha fatto da apripista per l’arrivo dell’Università di Bari a Monte Sant’Angelo.

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Per non parlare, poi, della istituzione del Parco Nazionale del Gargano, della Comunità Montana, dell’Ospedale e di vari Istituti Superiori. Da allora nulla è stato creato, anzi con il passare degli anni, la città ha perso la sua funzione e la sua azione propulsiva che faceva sì che la città acquistasse consapevolezza del suo patrimonio culturale, nonché della sua forza creativa.
Oggi tanta creatività si è spenta, creando così un vuoto di proposte culturali e di realizzazioni politico-istituzionali, come per esempio la creazione di un nuovo Museo o Pinacoteca d’Arte Contemporanea o di nuove imprese legate alla valorizzazione dei nostri boschi.
A questo proposito, basta vedere in quale condizione si trova il nostro Museo Etnografico “G. Tancredi”, che un tempo era l’espressione della creatività della nostra cultura popolare, mentre oggi langue silenzioso nel più completo abbandono, senza una direzione scientifica e senza alcun programma di attività culturali e di sviluppo legato al suo territorio. Così come nessuna funzione hanno oggi i due Musei del Santuario di San Michele, quello Lapidario e quello Devozionale, di cui non si sente più parlare nè sono posti all’attenzione degli studiosi per ampliare ed approfondire la valenza culturale ed artistica dei suoi reperti. Eppure siamo convinti che la funzione di ogni museo, così come di ogni aspetto economico-culturale della città, è quella di educare le comunità alla conoscenza del proprio territorio, coinvolgendole ed educandole. Cioè bisogna educare le persone ad alimentare la loro immaginazione, elevare i loro spiriti, renderle parte di una comunità. In altri termini le opere d’arte, che fanno parte di un Museo, così come le diverse realtà legate alla comunità locale, non sono altro che strade di accesso per esplorare il mondo e per conoscere il proprio territorio, la sua storia e la sua cultura. In questo senso ogni opera d’arte deve migliorare la qualità della nostra vita.
Del resto ogni sviluppo economico si basa proprio sulla cultura e sulla funzione del proprio patrimonio culturale e, quindi, sulla conoscenza della propria identità storica. Qualsiasi intervento, a base culturale ed economica, si deve basare in relazione al proprio patrimonio storico. Interventi che debbono coinvolgere qualsiasi operatore o istituzione, che siano consapevoli di ciò che fanno e che vanno a progettare.
In questo senso la conoscenza del territorio è basilare per qualsiasi intervento culturale ed economico. In altri termini bisogna andare verso una economia creativa, che nasca da un processo di conoscenza e di elaborazione culturale di ciò che si vuole rappresentare o realizzare. In questo modo devono essere coinvolti gli stessi operatori locali, gli artigiani e le imprese, nonché le Istituzioni, la Scuola, in un processo di integrazione fra comunità e territorio. Tutto questo porta necessariamente a sviluppare scuole professionali concentrate nel settore creativo dell’artigianato e nel settore industriale e, quindi, produttivo locale. Ciò crea una filiera di imprese e di operatori economici al servizio dello sviluppo locale e, quindi, della città e del suo territorio.
Ogni manifestazione o attività creativa, fra cui le Mostre dell’artigianato locale, di prodotti legati al proprio territorio, di attività culturali legate alla bellezza e all’identità della storia e della cultura della propria città, devono servire per creare le basi per uno sviluppo integrato, fra comunità, territorio, imprese, città, quest’ultima intesa come un organismo vivente pronto ad accettare e far suo tutto ciò che proviene dall’esterno. Quindi, attività e creatività al servizio dell’uomo e della sua storia e della sua cultura.
Bisogna che la città divenga una città aperta, una città che abbia come fine la creatività e la bellezza, di cui un tempo i nostri progenitori hanno voluto lasciarci attraverso la creazione dei monumenti e delle opere d’arte disseminati nel nostro territorio, fra cui Chiese, Santuari, Cattedrali, Monasteri, Siti archeologici, Opere d’arte, ma anche Centri storici, con la loro architettura spontanea e le numerose masserie disseminate nelle nostre campagne. Un patrimonio immenso che dobbiamo conoscere e ancora valorizzare, così come le tante chiese minori, gli eremi, gli insediamenti rupestri medievali, i casali, sparsi lungo i camminamenti del pellegrinaggio micaelico.
Purtroppo, da anni o da decenni, abbiamo smesso di creare bellezza e, quindi, arte. C’è bisogno che vengano creati nuovi contenitori di bellezza e d’arte, nuovi Musei, nuove Istituzioni culturali, nuove Utopie, che possano far si che la città veramente divenga la città dai due Siti UNESCO. In questo modo il passato ci sia da monito per il presente e per il futuro. Solo investendo in cultura e in creatività possiamo assicurare alla città di Monte Sant’Angelo un prospero avvenire e ciò dipende da noi tutti, dalla nostra capacità di partecipare attivamente alla vita politica e culturale della città.
*Società di Storia Patria per la Puglia
Il "Patto Civico" dei cittadini di Monte Sant'Angelo. Cittadini, in cammino, inizia un nuovo giorno per Monte Sant'Angelo.
di Matteo Notarangelo*
Una città del Sud, Monte Sant'Angelo in provincia di Foggia, si mobilita per arginare lo stigma di qualsiasi genere. L'hanno voluta città "omertosa", ma da tempo mostra la sua civiltà alle comunità limitrofe e alle istituzioni dello Stato. La nobile città, si dimena, intanto, tra Scilla (le istituzioni statali) e Cariddi (le istituzioni locali) per urlare la sua storia non raccontata di gente normale che studia, lavora, emigra come prima e paga le sue tasse, senza ricevere i servizi essenziali da uno Stato troppo distante.

La storia del ferreo controllo sociale e della negazione della crescita economica e civile si ripete. Le gente si pone la solita e semplice domanda: "Perché accade?". Mal grado ciò, a Monte Sant'Angelo è in corso un risveglio politico. Dopo oltre un anno di incontri, gli ideatori del Movimento "La Rinascita Possibile", il 5 febbraio, hanno presentato l'idea-progetto alla Città.
L'incontro-dibattito è stato seguito da numerosi cittadini in presenza e in streaming.
Dai tanti interventi, è scaturita la vera storia politica, sociale e economica della Città. Da quanto enunciato, sembra manifesta la volontà, da parte del partito unico che amministra, di esaltare, amplificare e denunciare isolati atti di delinquenza locale per edificare un' idea di città che non c'è. Per tanti cittadini, lo stigma impresso sui corpi e sui vissuti di tante persone ha altri scopi: costruire consenso politico a favore di un gruppo dominante autistico e occultare i colposi ritardi di chi ha "lasciato fare", di chi ha permesso il declino e il degrado della città dell'Arcangelo Michele.
I cittadini e il "Patto Civico"
All'oblio della millenaria storia materiale e religiosa di Monte Sant'Angelo, moltissimi cittadini non ci stanno e hanno avviato tante riflessioni per far cadere il velo che nasconde la vera storia di una città, abusata e stuprata da gente che, all'ombra del perbenismo politico, ha reso la città invivibile. Il patto civico stretto tra i cittadini della città dell'Arcangelo è un importante segno di maturità della sua gente, che si richiama al giusnaturalismo per costruire la "città aperta".
Rifiutando il riduttivismo amministrativo del partito unico che governa la Città, i cittadini e gli aderenti al Movimento hanno tracciato la via comunitaria della città che verrà sulla nuova "Carta Civica", che garantisca la certezza del diritto e rifiuti il "familismo amorale", imperante in questo luogo amministrativo da diversi anni. I costituenti del "Patto Civico" parlano in modo chiaro. Per loro, questo non è il tempo della paura.
Chiunque amministri non può utilizzare il potere delle istituzioni per strutturare privilegi e discriminazioni. È questa l'idea cardine non solo del Movimento "La Rinascita possibile" della città di Monte Sant'Angelo, ma della gente comune. Adesso vogliono pianificare e disegnare con i cittadini la città aperta del futuro.
Dopo la brutta esperienza dell'amministrazione del partito unico, dicono senza alcuna remora: "Mai più un'amministrazione distaccata dai bisogni della gente e chiusa al dialogo con tutti i suoi cittadini. Mai più politici orwelliani che impongono balzelli per non far dialogare i cittadini e patrocini e prebende per gli amici, che vivono all'ombra del sottobosco amministrativo". I tanti cittadini lo ripetono ovunque: fare uscire la Città dal Medioevo voluto, costruito e difeso da un ristretto gruppo politico, che non rinuncia a servirsi del potere istituzionale, è, e resta, un imperativo categorico di tutti, compreso dei tanti Montanari sparsi nel mondo. È la storia che lo chiede. Sono gli antenati della gente di questa nobile città che lo vogliono. Per loro, la città va trascinata nella modernità, nella bellezza, nella ricchezza, puntando sulla qualità della vita e sul vivere bene, rendendo vivibili e accoglienti tutti i luoghi pubblici, patrimonio dell'Umanità.
Gli intenti della" Carta Civica"
L'impegno assunto con il "Patto Civico" La Rinascita Possibile è:
- estendere e garantire i diritti a ogni cittadino per contenere ed eliminare i privilegi di pochi;
- leggere i bisogni della gente e del territorio;
- capire le trasformazioni in atto, pianificare una reale visione socio-economica della città per interpretare le dinamiche del mercato;
- fuoriuscire dal Medioevo politico, burocratico ed economico imposto dall'attuale retriva amministrazione;
- tutelare il patrimonio immobiliare dei cittadini con interventi di crescita demografica;
- individuare, pianificare e favorire azioni di sviluppo occupazionale;
- incoraggiare e tutelare l'imprenditoria locale, aperta al libero mercato;
- affidare i servizi della città alle imprese locali, oggi tutti gestiti da imprese esterne;
- annientare le "illegalità" e i possibili ritardi biblici della pubblica amministrazione locale.
Nei prossimi giorni, sono stati programmati incontri tematici, per discutere del programma, al fine di rompere la solitudine della città, l'isolamento e il baratro in cui è stata volutamente lasciata.
I prossimi incontri
L'impegno assunto e condiviso è:
- fermare il declino, l'abbandono e l'arretratezza amministrativa, sociale, economica e relazionale;
- bloccare la forte crisi demografica con interventi occupazionali;
- modernizzare la burocrazia comunale;
- avviare la lotta allo stigma della città, rafforzato dagli attuali "amministratori";
- attivare tutte le ragioni e le possibilità per determinare la crescita collettiva;
- estendere i diritti a tutti i cittadini, oggi riservati a pochissimi intimi;
- avviare un veritiero e necessario confronto con tutte le istituzioni;
- aprire un serio confronto-studio per conoscere e storicizzare le vere ragioni "politiche" dello scioglimento del Consiglio comunale, democraticamente eletto;
- dotare la città dei servizi sociosanitari previsti dai livelli essenziali assistenziali e ceduti per altri scopi;
- valorizzare la storia religiosa millenaria della Città, favorendo ogni iniziativa per accogliere i pellegrini e i turismi;
- collaborare con la città di Manfredonia per progettare e far crescere il turismo da crociera.
La notte, voluta da pochi individui, sta per cedere il passo al giorno atteso da tanti cittadini, che continuano a chiedere la certezza del diritto alle loro istituzioni.
La paura e il ricatto di chi esercita il potere non può annientare le libertà civiche e costituzionali.
*Sociologo e counselor professionale

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