7 aprile 2015

31 marzo 2015 Chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari)

a cura di Severino Tognoni

Il 31 marzo 2015 tutti i media hanno annunciato la chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), generalmente chiamati "manicomi criminali", divenuti da tempo luoghi di detenzione pura e semplice per i soggetti accusati di gravi reati penali e dichiarati prosciolti per vizio parziale di mente (malati di mente); in pratica una detenzione speciale senza appello ne giudizio.

Gli OPG risalgono al 1975 e risultarono fin da l'inizio, essere luoghi di detenzione più simili a carceri che a ospedali psichiatrici.
Le strutture attive sono attualmente sei con una popolazione detenuta di 700 persone e risultano essere carceri a tutti gli effetti amministrati direttamente dal Ministero di Grazia e Giustizia e controllate dal Corpo delle Guardie Penitenziarie.

Fin dalla sua creazione questo istituto non è stato capace di fornire ai malati cure mediche adeguate al loro stato che ricordiamo essere principalmente disagio psichico e/o patologie della sfera psichiatrica.
Gli internati costretti in ambienti sovraffollati, dimenticati dai loro familiari, assistiti da personale non sempre sufficientemente formato, gli OPG hanno dato dimostrazione di essere strutture la cui funzione non è di recupero sociale posto a metà strada fra il manicomio propriamente detto e il carcere.

Con la legge 180 del 13 maggio 1978 si stabiliva la chiusura dei manicomi. Le OPG riuscirono a sottrarsi alla chiusura e all'accorpamento al Servizio Sanitario Nazionale, con la scusa della provata pericolosità dell'utenza in residenza coatta.

L'istituzione rimaneva dunque nel sistema della sanità penitenziaria che si prendeva la briga di raccogliere in un un'unica struttura tutti coloro dichiarati "pazzi" e marchiati dal bollo della pericolosità sociale dell'art 203 del Codice Penale.
Con la chiusura delle strutture come le conosciamo si presenta il problema dove e come trasferire questi pazienti.

Un piccolo passo indietro.

Gia da diversi anni si parlava della soppressione degli OPG ma nessuna proposta fatta da Enti e Associazioni private, aveva raccolto sufficienti adesioni dal parte del mondo politico per giungere alla soluzione del problema.
Nella riforma che si era abbozzata con il DPCM del 1/4/2008, venivano trasferiti al Servizio Sanitario Nazionale tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria.
In pratica si sopprimevano gli OPG e venivano create le REMS "residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria", spettante alla sanità regionale; si cambiava nome a strutture che rimanevano pur sempre luoghi di detenzione, poiché a tutt'oggi sono presenti nel Codice Penale le misure di sicurezza detentive per le persone inferme di mente che hanno commesso reati gravi.

Inaspettatamente la svolta decisiva per riportare ordine nel sistema e rendere più umani gli OPG, avviene dopo che la delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta presieduta dal Sen. Ignazio R. Marino effettua in data 11 giugno 2010, i sopralluoghi negli OPG di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e Aversa (Ce), che vengono dichiarati "al disotto dei minimi standard di qualità della vita".

Nella relazione si legge:

"…l'inesistenza di qualsiasi attività educativa o ricreativa e la sensazione di completo e disumano abbandono del quale gli stessi degenti si lamentavano.
I degenti, nella assoluta indifferenza, oltre ad indossare abiti vecchi e sudici, loro malgrado, si presentavano sporchi e maleodoranti" e ancora: "...le carenze e le pessime condizioni strutturali ed igienico sanitarie, ..., unitamente al sovraffollamento ed alla assenza, pressoché totale, di attività di recupero e cure specifiche, oltre ad essere fortemente lesive della dignità personale, appaiono, in alcuni casi, rivestire rilevanza penale".

 

Fra le righe delle leggi che nel frattempo sono state varate, si evince la volontà di creare nelle nuove strutture REMS due profili, uno con lo scopo di programmare per l'utenza un complesso di azioni atte a provocare una riforma che nella sua essenza dovrebbe rendere meno afflittivo il ricovero sotto il profilo della libertà personale, un altro con una programmazione di cura mirante a una rapida stabilizzazione della sintomatologia che renderebbe facile il transito in una comunità residenziale o presso un Centro di Salute Mentale a vocazione riabilitativa e psicosociale.

La Puglia sembra essere in ritardo con la programmazione per l'attivazione del REMS questo ritardo potrebbe facilitare il compito di chi, preposto alla organizzazione deve stilare un programma di lavoro.

Dunque ribadiamo che per il superamento definitivo degli OPG, occorre:

  • Programmazione (a livello regionale) delle cure più appropriate e dei percorsi terapeutico-riabilitativi per il reinserimento sociale, qualunque sia la valutazione data dalla sanità penitenziaria, sulla pericolosità del soggetto recluso.
  • Orientare parte dei finanziamenti che verranno assegnati ai REMS, verso Dipartimenti di Salute Mentale. In presenza di risorse, i vari Dipartimenti sarebbero capaci di facilitare la presa in carico dei degenti e porre fine quindi alle misure di detenzione.
  • Favorire le dimissioni e le misure alternative alla detenzione, assegnando risorse alle Comunità e Centri di Salute Mentale disposti ad accogliere i reclusi OPG al fine di ridurre sensibilmente i ricoveri nelle REMS.
  • Nuove normative per un diverso approccio con la nuova realtà dei reclusi OPG, presi in carico da parte dell'Asl di riferimento con programmazioni di progetti terapeutici individualizzati.

Per concludere:
La Puglia saprà o meglio, dovrà rispondere al meglio ai nuovi vincoli che la recente normativa in materia di superamento degli OPG impone, cercando, con tutte le organizzazioni presenti sul territorio, di creare e rafforzare una rete di interventi utili alla utenza per troppo tempo esclusa dalla riabilitazione.

 

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