Per un mondo migliore - Difesa dei ricordi
- NO a tutte le guerre
- La scoperta degli archi del Convento dei Cappuccini, a Monte c’è chi impone l’oblio della memoria storica
- Ama e difendi la tua Città che resiste
- Ho fatto un sogno di Matteo Notarangelo
- Risposta al consigliere Felice Scirpoli - Il consigliere comunale liberaldemocratico Matteo Notarangelo
NO A TUTTE LE GUERRE
a cura di Matteo Notarangelo (Sociologo e counselor professionale)
Premessa: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolgentosi agli astanti in occasione delle Celebrazioni per la Giornata delle Forze Armate a Roma il 4 novembre 2018, disse: "VIVA LA PACE". Che belle parole!.
Non ci può essere Pace se nel nostro cuore albergano collera e odio.
Il mondo ottiene la Pace quando ognuno si adopera a limitare l'ingiustizia e a limitare il divario sociale che crea aree di povertà e di disagio. Noi tutti, (io compreso), dobbiamo adoperarci affinché la Pace diventi irreversibile e il normale "stato" dell'esistenza. Cosa fare?
Tra l'altro adoperarsi con buona volontà a limitare le situazioni di contrasto in ogni piccolo momento della nostra vita quotidiana. Sembra poco ma è già qualcosa per cominciare. Mi viene in mente la favola del Colibrì.
"Un giorno scoppiò un grande incendio nella foresta e ognuno fuggi per mettersi in salvo. Un colibrì andava con coraggio verso le fiamme. Gli venne chiesto: Cosa fai? Il colibrì rispose: “Vado al lago, per raccogliere acqua nel becco da buttare, sull’incendio”. Tutti risero dicendo: " Non crederai di poter spegnere un incendio con quattro gocce d’acqua!?” Al che, il colibrì concluse dicendo: “Io faccio la mia parte”.
Accogliere chi non vuole combattere e fugge per rifiutare una guerra con minaccia nucleare. Il comunicato della War Resisters’ International, di cui il Movimento Nonviolento è la sezione italiana.

Come Internazionale dei Resistenti alla Guerra (WRI), sottolineiamo che non sosteniamo nessun tipo di guerra e, allo stesso tempo, ci battiamo per la rimozione di tutte le cause di guerra. Vogliamo esprimere il nostro SOSTEGNO al modo nonviolento alla guerra in Ucraina.
In particolare, vogliamo riconoscere il coraggio di coloro che sono stati arrestati recentemente in Russia.
La natura della guerra in Ucraina è chiaramente quella di un’invasione militare esterna che viene affrontata con una resistenza sia armata che nonviolenta. La War Resisters’ International chiede la fine immediata di tutte le azioni militari in Ucraina, e l’immediata ritirata di tutte le truppe russe in Russia. Condanniamo fermamente qualsiasi attività di guerra, specialmente quelle che sono dirette contro i civili in tutta l’Ucraina, comprese quelle contro i civili nella regione del Donbass controllata dalla Russia. Sosteniamo coloro che hanno deciso di resistere in modo nonviolento alle attività militari in Ucraina, così come coloro che in Russia hanno preso posizione contro la guerra e si oppongono apertamente all’intervento militare russo in Ucraina. Siamo lieti di vedere che alcuni membri dell’esercito russo e bielorusso hanno rifiutato di combattere, o hanno ostacolato la loro possibilità di farlo. Chiediamo ai governi del mondo di aprire le loro frontiere a chiunque si rifiuti di partecipare alla guerra in Ucraina. Il diritto d’asilo dovrebbe essere concesso a chiunque la cui coscienza non gli permetta di uccidere un’altra persona, indipendentemente da quale parte di un conflitto si trovi.
Lo stesso diritto dovrebbe essere concesso a chiunque rischi la persecuzione per aver sostenuto e/o lavorato contro le politiche militari dei propri governi in Ucraina, Russia, paesi NATO e altrove.
Il diritto all’obiezione di coscienza – in tutti i paesi, ma in particolare in quelli in stato di guerra – deve essere protetto e sostenuto, e nessuno Stato dovrebbe ricorrere alla coscrizione come mezzo per rafforzare le proprie forze.
Crediamo che le cause della guerra in Ucraina siano molto più oggetto di dibattito rispetto alla natura stessa del conflitto. L’attuale guerra che vediamo ora è radicata in una storia molto più lunga e altamente militarizzata. Sfortunatamente, i media mainstream si rifiutano di organizzare e mantenere un dibattito serio su come siamo arrivati qui in un primo momento, e su cosa dovrebbe essere fatto al fine di attenuare il conflitto il più presto possibile. Nessuno dovrebbe essere escluso con la forza dal dibattito perché dubita delle politiche e delle azioni dei propri governi verso la guerra in Ucraina. L’assenza di tale dibattito è una caratteristica della logica binaria della guerra.
Stiamo parlando di una possibile minaccia nucleare e la gente ha il diritto di conoscere tutti gli aspetti e le posizioni verso la situazione in Ucraina.
Coloro che criticano le politiche NATO di espansione verso Est o coloro che criticano la spedizione degli aiuti militari NATO in Ucraina, sostenendo che tale azione aggiunga benzina al fuoco, hanno il diritto di parlare e di essere ascoltati.
Invitiamo le persone di tutto il mondo a esprimere la loro opposizione alla guerra in qualsiasi modo lo ritengano possibile. Da un singolo post sui social media o una piccola azione simbolica, all’organizzazione o alla partecipazione a una protesta contro la guerra, ogni azione crea un mosaico di resistenza alla guerra in tutto il mondo.
La scoperta degli archi del Convento dei Cappuccini, a Monte c’è chi impone l’oblio della memoria storica
di Matteo Notarangelo*
C’è chi vuole custodire la memoria storica e c'è chi impone l'oblio della memoria storica. È la storia di una città divisa, in cerca di identità e di autogoverno. Durante i lavori di ristrutturazione dell’ex villa comunale di Monte Sant'Angelo, ai piani bassi dell’ex convento dei Cappuccini sono stati ritrovati alcuni archi risalenti al XVI secolo.
La scoperta degli archi del XVI secolo dell'ex convento dei Cappuccini infastidisce. Accade a Monte Sant’Angelo. C’è chi vuole custodire la memoria storica e c'è chi impone l'oblio della memoria storica. È la storia di una città divisa, in cerca di identità e di autogoverno.
Durante i lavori di ristrutturazione dell’ex villa comunale di Monte Sant'Angelo, ai piani bassi dell’ex convento dei Cappuccini sono stati ritrovati alcuni archi risalenti al XVI secolo.
Del ritrovamento dei beni architettonici è stata informata la Soprintendenza ai Beni Culturali di Bari. La scoperta degli archi è stata fatta conoscere, con interrogazioni e lettere, anche al Sindaco.
Diversi cittadini, forze consiliari, politiche e associative hanno manifestato la volontà di recuperare i beni archeologici scoperti, ma un cupo silenzio ha soffocato le loro aspettative.
Con un fare tempestivo, gli archi sono stati coperti di malta e nessuno delle autorità preposte alla salvaguardia del bene architettonico ha informato la città del gesto sconsiderato.
Tra la gente, serpeggia il malcontento e non si fatica ad incontrare chi si stupisce del silenzio della Scuola e delle Istituzioni. Eppure la toponomastica della città riporta e spiega le ragioni e il significato dato a Piazza della Beneficienza, luogo in cui svetta l’ex convento dei Cappuccini.
La Città infastidita
Quanto accade nella vita quotidiana della città dai due siti Unesco è inverosimile. La scoperta degli archi dell’ex convento dei Cappuccini non crea alcuna curiosità, anzi si volgarizza per sminuire la loro valenza storica. Il Sindaco scrive che “si tratta di piccoli ambienti non fruibili all’interno delle fondazioni costruite per sopraelevare la struttura”. Affermazione che per ora non trova alcun riscontro storico, ma fa emergere il suo desiderio di riportare gli archi scoperti all’oblio, per non consegnare il passato alla città.
La vita quotidiana degli anziani cittadini la si vuole avvolta dal silenzio, un urlo del silenzio che non si addice a una città che si candida a capitale della cultura per l'anno 2025. Ma questa non è solo la storia archeologica dell’antica città infeudata, c'è dell'altro.
Chi vuole conoscere le verità artistiche nascoste nel ventre della città dell’arcangelo Michele può osservare le dinamiche relazionali, politiche e elettorali.

Santuario San Michele Arcangelo Monte Sant'Angelo
Dopo di ché, diventa superfluo affidarsi alle inchieste giornalistiche per conoscere le tante resistenze poste alla ricomparsa dei tanti tesori sepolti dalla polvere dei secoli passati.
Certo, per custodire la memoria bisogna conoscere ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Ma non tutti lo fanno: il ceto politico-culturale locale sceglie la pigrizia della sudditanza e l'oblio della convenienza.
Assordante è il silenzio dell’ex assessora alla cultura della città dai due siti Unesco, premiata con tantissimi voti.
La storia sociale della città è loquace e si racconta con il potere dei silenzi condivisi. E’ in questo vissuto storico-amministrativo che si attorciglia la ragione del fastidio di condividere, parlare e tutelare il bene culturale ritrovato.
L’oblio della storia
L'oblio della storia del popolo della città dell'Arcangelo è stato infranto, rotto. In questi giorni, c'è chi rilegge e racconta la storia dell’ex convento dei Cappuccini.
Per tanti, narrare la storia dell'ex convento dei Cappuccini, può essere utile. Non dimenticare è diventato un modo per apprezzare i luoghi, la piazza e gli spazi vissuti da un popolo passato con pochi diritti, ieri come oggi.
La Città di Monte Sant’Angelo con l’ex complesso monastico dei Cappuccini vanta un grande merito: ha assicurato, a tanti indigenti e a tanti pellegrini, un’assistenza qualificante nel campo sanitario e nel campo dell’ assistenza agli anziani bisognosi. Sotto gli archi scoperti, e comunicanti con i locali del convento, i frati cappuccini hanno garantito per secoli un pasto al giorno agli indigenti della “Montagna dell’Angelo”. Questa tradizione di assistenza e di ricovero dei malati, dei poveri e degli anziani è stata rivolta soprattutto ai pellegrini diretti al santuario micaelico, per poi allargarsi a tutta la popolazione residente, tanto da creare, dal 1561 in poi, un vero e proprio Ospedale cittadino, gestito dall’Università di Monte Sant’Angelo, denominato “Hospetale di S. Angeli”.
Della sua opera pia e sanitaria e dell’Asilo della Mendicità si trovano indicazioni nelle varie relazioni delle visite pastorali da parte dell’Arcivescovo di Siponto, il Cardinale Orsini, da cui molte opere pie, fra cui anche il locale Ospedale, ricevevano assistenza e denaro. Così dall’Ottocento, e precisamente dal 1839, l'Ospedale si trasferì dal Convento di san Francesco a quello dei Carmelitani (ex Caserma dei Carabinieri, con annessa Chiesa del Carmine); nel 1858 e dopo nel 1868, nel Convento dei Cappuccini, con annessa Chiesa intitolata a San Niccolò e con un Orfanotrofio femminile. Da quel momento, il Comune, per andare incontro alle varie esigenze assistenziali dell’Ospedale dei Cappuccini, dovette cedere l’intero stabile del Convento, compreso il terreno ad uso di orto, che gli era stato donato dallo Stato, dopo le leggi eversive della feudalità del 1806, così come gli altri complessi monastici dei Benedettini, dei Francescani, dei Carmelitani e dei Celestini.
Gli archi raccontano
Lo scopo solidale di tale cessione era finalizzato ad un uso di pia casa di ricovero e di assistenza ai malati ed anziani indigenti e in stato di solitudine. Le finalità socio-assistenziali, volute dalla comunità di Monte Sant’Angelo, hanno provocato, anche, l’attenzione al bello, all’armonia architettonica del convento con il nascente corso principale della Città. L’attuale scalinata di accesso all’Ospedale e alla chiesa dei Cappuccini venne costruita nel 1880. L’Ospedale civile “San Michele Arcangelo”, con sede presso il Convento dei Cappuccini, ha avuto, fino alla sua cessazione del 1957, una funzione molto importante nella vita socio-sanitaria della città dell’Arcangelo, tanto da essere riconosciuto come unico centro di grande rinomanza in campo medico ed assistenziale, specie per quanto riguarda la chirurgia, grazie al prof. Filippo Ciociola e la guarigione delle malattie infettive, come la malaria e la tubercolosi, ed all’opera pia delle Suore della Carità e successivamente dell’Ordine del Preziosissimo Sangue. La chiusura dell’Ospedale avvenne nel 1957, dopo che aveva subito gravi danni nel terremoto del 1955, per essere, poi, trasferito nel 1978, nella parte nord dell’ex Convento.
In questo scenario, si inserisce la lunga storia quasi secolare delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo in Monte Sant’Angelo (FG), attraversata da un susseguirsi di attività di solidarietà mediante l’accoglienza l’assistenza di persone bisognose: anziani, orfani, gestanti, malati; nonché la formazione scolastica e l’ iniziazione lavorativa.
Il resto è storia di oggi. Il Comune di Monte Sant’Angelo con i suoi impopolari commissari prefettizi, trascurando lo spirito solidaristico posto a base della Casa di Riposo “San Michele, ubicata nell’ex convento dei Cappuccini, nel 2017 scelsero la via della gara per la “gestione” dei bisogni degli anziani e degli indigenti.
Se questa è la storia dei luoghi, a chi da fastidio recuperare la storia archeologica e sociale dell’ex convento dei Cappuccini? Chi la vuole nascondere? Chi la vuole evitare? Perché? Domande a cui presto o tardi qualcuno dovrà pure rispondere.
*Sociologo e counselor professionale
Ami e difendi la tua Città che resiste
di Matteo Notarangelo*
La mia Città è convinta di essere la "capitale regionale della cultura 2024", ma tutti sanno che è la più grande delle bugie, perché, lì , nella mia Città, la vita culturale è da immaginare.
In questi giorni la mia Città festeggia qualità che non ha, "decantate" da gente che vede una città che non esiste.
È da troppo tempo che la mia Città viene offesa dalla classe politica.
"La politica non può essere solo marketing o peggio miquillage mediatico".
La Comunità della mia Città viene usata e lusingata in ogni momento.
Gli individui della mia Città rispondono alle chiamate dei loro dominus per ataviche paure sociali.

Il Gargano dei padri, indimenticabile!
Il grosso di questo gruppo di individui crede ad ogni bugia utile a chi li ha resi oggetti, corpo senza cervello.
Dalla mia Città la gente fugge.
Il mantra è che è stata resa invivibile: manca tutto, compreso un'aula consiliare e un posto per incontrarsi.
Una città dove nessuno conosce il dossier della candidatura di Monte Sant'Angelo a capitale della cultura.
Nella mia Città c'è anche gente che resiste e non è impaurita e assonnata.
In quel posto ci sono, ora, due Città: una libera, democratica, civile e tollerante (che resiste e mostra che "il re è nudo") e l'altra asservita, impaurita illiberale e intollerante, che gioisce nel credere di vedere "un re vestito", che fa narrare una città che non c'è.
La bugia è diventata la verità e ognuno è convinto che la bugia sia la verità.
La mia Città ha due Città, una sana e l'altra malata. Quella sana rifiuta l'inganno; quella malata crede che l'inganno sia la verità assoluta.
Nella mia Città c'è chi costruisce le libertà, gli argini alla bugia e prepara la nuova città senza tanti postulanti (asserviti ad un consumato re)e chi ingrossa le fila dei richiedenti favori, individui privati della umana dignità.
Quest'ultimi a me interessano poco e mi presto per chi costruisce la nuova Città.
È questa la ragione che mi impone di non frequentare i luoghi dell'inganno e della vendita delle libertà.
Lo spirito della mia gente vuole che io difenda la Città che resiste.
Un'antica ragione per proteggere la vera cultura e custodire la civiltà della città che resiste.
*Sociologo e counselor professionale
Ho fatto un sogno
di Matteo Notarangelo*
Immaginare e vivere il degrado morale
Nel sogno vedevo tanti lestofanti che da sette anni parlavano di legalità e di Longobardi, ma io, nel sogno, non vedevo né legalità né cultura, ma tanti cialtroni che divoravano i soldi della fiscalità pubblica: dicevano che per distrarre il "popolo" dovevano costruire la grande bugia della cultura.

Mah!
In quel luogo la gente viveva privata di tutto, minacciata e ricattata al punto tale da condividere anche la più evidente delle bugie.
Era un incubo!
Appena svegliato, sono corso nel balcone e ho preso coscienza che era solo un brutto sogno.
*Sociologo e counselor professionale
Risposta al consigliere Felice Scirpoli
A proposito dell'imbroglio della Città capitale della cultura... Per il bene civico e della gente, rispetto qualunque idea e qualunque scelta, ma è un abuso continuare a parlare di mafia nella città di Monte Sant'Angelo.
Ad eccezione di una parentesi di passaggio epocale, la nostra non è mai stata la capitale della mafia, bensì la città dell'accoglienza e della solidarietà.
Comunque, al di là della "città della mafia", è ovvio che tale dicitura offende tutti i cittadini e penso che l'uso politico del termine "mafia" non sia più credibile.
Questa è un'altra storia.
A me, però, non pare che sia civile tacere quando chi è chiamato a rappresentare la Città in consiglio comunale impedisce i singoli consiglieri di svolgere le proprie funzioni democratiche previste dalla legge, privandoli di un sereno , civile e democratico confronto sulla candidatura della Città di Monte Sant'Angelo a capitale della cultura 2025.

Il vero problema non è la mafia, ma il comportamento inaccettabile dei "governanti" di oggi di questa città, che costruiscono una città che non c'è.
Ogni consigliere comunale sa che nessuno conosce il dossier della candidatura della Città a capitale della cultura 2025 e che tale argomento non è mai stato discusso in consiglio comunale.
Non solo. Da una mia ricerca, quasi nessun cittadino conosce il documento e a nessuna scuola è stata donata copia del dossier.
Perché?
Il consigliere Felice deve sapere che nessuno vuole l'oblio della Città, ma la bugia, l'inganno e l'arroganza sono pratiche incivili, non degne di un antico popolo qual è quello della mia Città.
Queste pratiche vanno denunciate e superate per rendere bella e vivibile la nostra terra: un luogo "pastorale", "libero", coraggioso e accogliente che mal sopporta gli oltraggi alla democrazia civica.
La mia assenza il giorno dell'apertura dell'anno "Capitale della cultura Puglia", pertanto, ha voluto marcare e rifiutare i comportamenti scorretti di chi offende e graffia la nostra democrazia civica ed esclude la gente dal costruire i progetti collettivi della città gentile, che le nuove generazioni sapranno tutelare.
È vero, la nostra Città è bella per la sua posizione geografica e per le sue bellezze naturali e architettoniche, per la sua storia religiosa e laica e tanto è innegabile.
A me non risulta, però, che queste bellezze siano state donate da Pierpaolo o dal PD.
Io credo che su di loro ci sia qualcun altro, che è il nostro Signore.
Se è così, è compito di ogni consigliere e di ogni cittadino denunciare la scorrettezza amministrativa e proteggere e custodire i nostri beni storici materiali e religiosi, anche perché il silenzio legittima ogni azione che maltratta la persona e la storia di un popolo fiero e geloso della sua storia e delle sue libertà.
Sedere in quel luogo e battere le mani, io l'ho inteso come approvazione e consenso ad agiti politici che negano la cultura e la civiltà di una città antica, che affonda le radici nel Neolitico.
La Scuola e le Università, poi, non so cosa abbiano narrato ai ragazzi e alle famiglie.
A me sembra il modo sbagliato per parlare del riscatto di una città che fatica ad essere civile.
Poi: riscatto da cosa?
I codazzi dietro un "re nudo" sanno solo di povertà politica, di non conoscenza della propria storia e di anomia identitaria e non certamente di responsabilità istituzionale.
La classe politica, la classe dirigente, le maestranze e il popolo di un qualsiasi luogo con questi modi di amministrare, e non di governare le città, non possono restare indifferenti.
Questo mio scritto è un invito a parlarne, per costruire le future cattedrali della libertà e della condivisione, nuovi percorsi delle città democratiche che verranno.
Cittadini vi saluto con tanta stima nella speranza di rendere, civile, democratica e bella la nostra Città.
Il consigliere comunale liberaldemocratico Matteo Notarangelo

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