Innovare in periodo di pandemia
Severino Tognoni Romania
La pandemia del COVID-19 ci da l'opportunità di studiare ulteriormente gli effetti di una particolare malattia sulle persone affette da disagio mentale.
La domanda di interventi psicosociali sta aumentando viste le limitate esperienze fatte durante le epidemie di SARS o Ebola per lo scarso impatto sulle popolazioni.
É ora di dare la stura a proposte che toccano direttamente gli operatori sanitari e i familiari dei pazienti affetti da COVID-19.
La qualità del cambiamento ottenuto nelle persone affette da disturbi mentali e più in generale le persone che versano in condizioni socio-economiche svantaggiate, i lavoratori (i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati), non si è ancora potuto quantificare: queste sono le categorie che ci daranno infine, la misura delle conquiste ottenute.

La pandemia ha ostacolato nel Paese i progressi verso l'inclusione sociale e il benessere mentale delle categorie in generale svantaggiate.
In Italia, il Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute mentale dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) si sono attivati conducendo degli studi, sia attraverso indagini valutative sullo stato dei servizi disponibili per la popolazione portatrice di disagio mentale, sia per persone senza fissa dimora.
Durante il lockdown è emerso un evidente impatto della pandemia sulla condizione di salute mentale, in termini di stress percepito e con forte moltiplicazione dei sintomi ansiosi e depressivi.
I servizi dell'ISS sono stati impegnati con il Ministero della Salute e con gli operatori del campo della psichiatria, in un'indagine conoscitiva sul funzionamento dei servizi di salute mentale dall'inizio dell'epidemia, verificando se ai pazienti sia stata offerta la continuità delle cure e con quale modalità. La rilevazione sarà diretta a tutte le strutture di dipartimentali di Salute Mentale sul territorio nazionale e regionale, con l'analisi dei risultati: queste strutture saranno in grado di riorganizzare la presa in carico e l'assistenza alla luce del permanere delle condizioni emergenziali del Covid-19?
Questo tipo di rilevazione deve prendere in considerazione per analogia l'impianto e l'organizzazione che nel tempo hanno dimostrato di avere i servizi di salute mentale, programmando le proposte di intervento in senso comunitario con azioni di nuova domiciliarità completa in luoghi e strutture che dispongono di operatori qualificati a supporto e assistenza alle persone che soffrono di un disturbo mentale nello svolgimento delle azioni quotidiane, legate alla gestione domestica e alla cura della persona. Con ciò si favorirà il superamento dell'isolamento sociale e si predisporranno le facilitazioni per l'integrazione nei contesti abitativi di riferimento all'interno della comunità locale di appartenenza, favorendo altresì l'uscita dall'isolamento sociale.
Negli interventi intersettoriali di salute mentale di comunità hanno un ruolo importante gli operatori in quanto forniscono il sostegno metodologico e pratico agli aspetti organizzativi dei programmi di intervento psicosociale, specialmente nella prevenzione e integrazione sociale e lavorativa delle persone con disabilità, nel contesto del tessuto sociale, sostegno alle famiglie, e lotta allo stigma.
In particolare gli interventi devono ispirarsi ai principi della personalizzazione della cura e della partecipazione attiva nella società e nell'attività lavorativa in ambito agricolo (agricoltura sociale) per un più "naturale" benessere fisico e mentale della persona con disabilità.
L'attività fisica a contatto diretto con l'ambiente naturale, rafforzerà i rapporti sociali che sono da promuovere tassativamente in un momento in cui la pandemia ha cambiato i luoghi di vita della persona (confinamento a casa, distanziamento sociale), con molteplici impatti sulla salute mentale.
In questo anno e mezzo di pandemia l'attenzione prevalente dei Servizi di salute mentale è stata bidirezionale. Da un lato monitorare e garantire le cure agli utenti pi fragili, dall'altro il sostegno degli operatori all'interno di strutture già operative, per cercare di arginare la morbidità del Covid-19.
Conclusione:
Tenendo conto di quanto sopra esposto pensiamo di generalizzare le buone pratiche poiché è in gioco il servizio di salute mentale del futuro. Si dovrà pensare a una nuova ingegneria dei servizi pubblici di salute mentale e allo scopo si dovrà dare un forte impulso ai servizi di salute mentale territoriale esistenti, che in periodo di COVID-19 hanno dato prova di professionalità.
Nulla sarà fatto, se insieme noi tutti, non prendiamo posizione ribadendo che le necessità dei cittadini con disagio sono anche le necessità di tutti, anche in periodo di pandemia.
Ci sentiamo abbandonati. Il virus è una minaccia concreta, di malattia, che di per sè spaventa ed è fonte di ansia soprattutto per gli emarginati.
Per il contenimento del virus sono state adottate misure che non erano mai state prese: l'isolamento, la distanza sociale, l'alterazione delle abitudini quotidiane e del ritmo lavorativo modificato, l'interruzione o la perdita del lavoro. Queste sono tutte situazioni con un alto fattore di rischio per ansia, depressione e autolesionismo, abbandono delle terapie, con la quarantena come ultima fase dell'insieme dei fattori negativi per la salute mentale. Il bombardamento mediatico non aiuta.
La sovrabbondanza di informazioni false, inaccurate, contraddittorie tra loro, aumenta la tensione e l'incertezza per il futuro.
Studi fatti
Dipartimento di Salute Mentale dell'Università della Campania
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-salute-mentale
Studio coordinato dal Dipartimento di Salute Mentale dell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli". L'obiettivo era valutare le aree del funzionamento psicosociale, tra cui la presenza di sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress.
Nuova Rassegna di Studi Psichiatrici
http://www.nuovarassegnastudipsichiatrici.it/
«Alessandro Pagliai propone un'esperienza nata a Prato in corso di pandemia, dalla collaborazione tra varie associazioni culturali e sociali (Università del tempo libero "E. Monarca", Associazione culturale Linguaggi - percorsi nelle culture, Diapsigra, Coop Alice, Dipartimento dell'Unità Funzionale Salute Mentale Adulti) che propone di ascoltare, ma anche di partecipare attivamente e intervenire ad incontri via web centrati su temi quali letteratura, teatro, cinema, musica, psicologia, storia, tempo libero proposti da registi, psicologi, musicisti, letterati.
L'iniziativa, in un'epoca di necessaria riduzione dei contatti sociali, è rivolta a tutti, mantenendo però una particolare attenzione alle persone più fragili e agli utenti della salute mentale.»
Quotidiano Sanità:
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=91613
«La statistica relativa al COVID-19 in Italia riporta che tutte le attività hanno avuto una significativa diminuzione, come i consulti psichiatrici ospedalieri (-30%), le psicoterapie individuali (-60%), le psicoterapie di gruppo e gli interventi psicosociali (-90/95%), il monitoraggio di casi in strutture residenziali (-40%) e degli autori di reato affetti da disturbi mentali affidati dai tribunali ai Centri di salute mentale (-45%).»
«E ancora, il numero dei posti letto negli SPDC degli ospedali è sceso del 12%, a causa della conversione in unità per pazienti positivi al Covid, o per garantire una maggiore distanza fisica per i pazienti. Si è registrata come nelle altre discipline mediche una riduzione complessiva dei ricoveri (-87%), nonostante siano proseguite le consulenze psichiatriche nei pronti soccorso, nelle unità mediche e chirurgiche e nelle unità Covid. I disturbi dell'umore, le psicosi, i disturbi d'ansia e i tentativi di suicidio sono i problemi più frequenti di consulenza psichiatrica; il 21,4% dei reparti segnala un preoccupante aumento dell'aggressività , della violenza e dei ricoveri in TSO (8,6% dei casi).»