Cultura e Società

Monte Sant'Angelo 13 luglio 2011

L'Associazione "Genoveffa De Troia" di Foggia, nel mese di agosto, terra degli incontri tematici sulla salute mentale.

Con la deistituzionalizzazione, voluta da Franco Basaglia e dal movimento "antipsichiatrico" degli anni Sessanta, sono stati superati i "vecchi luoghi" della follia, manicomi ed ospedali psichiatrici, che hanno prodotto tanta incontrollata violenza su uomini e donne, che hanno negato tutti i diritti fondamentali delle persone, che hanno prodotto

isolamento familiare e sociale e tanto malessere esistenziale.
In questi vecchi luoghi, la cura della follia era farmacologica e contenitiva.
Il malato psichiatrico veniva custodito per essere osservato, mentre la sua sintomatologia veniva oggettivata, spiegata attraverso il linguaggio fisiopatologico del corpo.

Nei nuovi luoghi, i servizi territoriali, piu che curare gli operatori si prendono cura della persona con tutto il suo carico di sofferenza fisica, emozionale e sociale, per ricontattare le abilita aggredite dalla sintomatologia psicopatologica. Interrogativi a cui risponderanno i sociologi, gli psicologi, gli psichiatri, gli educatori e le assistenti sociali e gli infermieri professionali del centro diurno di Monte Sant'Angelo.
Un equipe riabilitativa che trascende la cultura psichiatrica organicistica per integrarla con quella fenomenologica.

A questa cultura esistenzialista-fenomenologica, gli operatori del Centro Diurni di Monte Sant'Angelo hanno preferito aggiungere gli approcci terapeutici-riabilitativi umanistici ed, in particolare, rogersiani.
Gli psichiatri e gli psicologi della struttura psichiatrica hanno voluto sottolineare, ancora una volta, che la diagnosi psichiatrica assume un significato quando la si scopre nel contesto di una relazione fra paziente e medico.

In fondo, dicono, siamo un dialogo, che si sviluppa in un luogo ed in un tempo.
"A questo punto, - dichiara il sociologo-caunselor Matteo Notarangelo, rappresentante dei familiari dei pazienti con disturbi mentali - la riflessione sui servizi psichiatrici territoriali vuole andare oltre gli enunciati e la propaganda. Siamo convinti che i nuovi luoghi della follia possono superare la logica dell'intrattenimento o delle scuole materne, immerse nei nuovi giocattoli elettronici o nei piccoli ed infantili lavoretti di pittura o di creta, solo se la riabilitazione psicosociale pone al centro dei suoi interventi la persona-cittadino-soggetto, inserita nella rete sociale, affettiva, lavorativa come portatrice di diritti soggettivi ed oggettivi reali e non dichiarati o momentaneamente sospesi dalla diagnosi psichiatrica.

Nel nostro Sud - sostiene - urge la necessita di rendere il malessere psichiatrico soggettivo e non solo oggettivo, ridotto a semplice corpo, cosa. Tutti i progetti individualizzati riabilitativi sono tali se rispondono ai bisogni dell'interessato e non a quelli della Regione, dell'istituzione curante o al narcisismo degli operatori.

La donna e l'uomo, con diagnosi psichiatrica, non possono e non devono essere considerati cittadini minori rispetto ad altri ed infantilizzati dalle logiche istituzionali". Per questa ragione, i familiari dell'associazione "Genoveffa De Troia" hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Puglia, on. Nichi VENDOLA, convinti che il loro ruolo sia quello di tutelare i propri familiari e di modificare gli ambienti sociali, ambientali e culturali, trascinandoli in prospettive sempre piu civili e sempre piu a dimensione umana, dove possa prevalere la dignita prima della salute mentale.

Per l'associazione "Genoveffa De Troia", la follia non e eguagliabile ad ogni altra patologia se i tanti programmi di inclusione si trasformano in violenza burocratica o in carta straccia da inviare alla Regione per accedere ai finanziamenti dei Piani Sociali di Zona, ancora utilizzati per le feste paesane estive.
Con gli incontri tematici l'Associazione "Genoveffa De Troia", mira ad avviare una campagna di sensibilizzazione,- soprattutto tra gli operatori sociali e psichiatrici che operano nei servizi territoriali - per incentrare le nuove pratiche riabilitative sulla soddisfazione dei bisogni normali di: lavoro, abitare, convivere, sposarsi.
In una parola, per rendere normale la vita quotidiana di chi soffre di un male esistenziale, anche se inserito in strutture protettive e socioriabilitative.
Un processo culturale che vuole portare luce nell'istituzione curante per condurla verso chi soffre di un disturbo esistenziale, per meglio conoscere le loro condizioni di vita, al fine di facilitare l'accesso ai servizi psichiatrici e non renderli fortezze inespugnabili per loro e per i familiari.
Per non permettere che " i manicomi ritornino chiusi e piu chiusi di prima" - scriveva Franco Basaglia - urge la necessita di costruire reti di servizi, che lavorino per ottimizzarli, dando ad ogni "matto" voce, protagonismo nella definizione dei propri problemi esistenziali, al fine di permettere una possibile soluzione.
E perche non avviare soluzione abitative libere come e gia accaduto a Monte Sant'Angelo? E' questo, a parere degli operatori del centro diurno e della comunita "Gheel", uno dei modi per creare coesione sociale e culture condivise, per azzerare lo stigma psichiatrico e produrre benessere psico-fisico attraverso l'organizzazione comunitaria, favorendo scambi relazionali, intrecciando reti solidali nei contesti di vita."
Ci preme chiudere questa nostra riflessione,- afferma il rappresentante dell'associazione dei familiari dei disagiati psichici Notarangelo - affermando che non e togliendo il piccolo sussidio ai pazienti psichiatrici o imprigionando il matto nella semplice diagnosi psichiatrica il modo giusto per ridurre la spesa sanitaria ed annullare tutta quelle emozioni, sentimenti e pensieri, che fanno del malato mentale un normale cittadino-persona.
In questo modo, si produce manicomialita territoriale, provocando tanto conflitto familiare e sociale, oltre a ricoveri (T.S.O.) impropri, che incrementano la spesa sanitaria e sociale". "Il nostro invito e estremamente semplice - conclude il sociologo-counselor Notarangelo - costruiamo ponti con il mondo per favorire il passaggio a tante persone lasciate ai margini delle nostre citta o, peggio, nascoste nelle solitudini negatrici della speranza, ferite nella dignita.
Ai dirigenti ed agli operatori dei Centri di Salute Mentale, invece, spetta il compito di non bruciare le difficili maglie della rete sociale", di non distruggere i ponti costruiti, ancora utili per unire culture e buone pratiche. Oltre i ponti, ci sono i recinti, i confini, che producono isolamento, vera malattia mentale".Con questi incontri, forse, si cerchera di rompere la neomanicomialita, che avanza nel territorio.

 

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