Idee e Collaborazione
ARGOMENTI: Lettura provenienti dalle NEWS di ESSERCI - Società Cittadinanza
Per una guarigione sociale
Il superamento dei manicomi è stato un obiettivo importante sia per aver ridato il rispetto alle persone sia per aver rifiutato lo stato di segregazione in cui vivevano.
La nuova situazione non può, né deve essere, un ritorno alla costrizione del ricovero coatto per i trattamenti obbligatori. La persona psichiatrizzata non è considerata capace di pensare e scegliere.
I tempi sono cambiati e si promuove un'azione di coordinamento, di indirizzo e di impulso nei confronti delle regioni, affinché la chiusura di tutti i luoghi totali di internamento, divenga obiettivo prioritario.
E' compito di ogni comunità esigere progetti terapeutici differenziati e personalizzati, perché non si verifichino situazioni di abbandono o di riproposizione di strutture manicomiali diversamente denominate.
Costituire in ogni comune che lo richieda delle strutture di accoglienza per chi vive un disagio esistenziale con la partecipazione di operatori, di associazioni di volontariato e dei familiari è compito di ogni cittadino illuminato.
Diventa, così, indispensabile la partecipazione di rappresentanti istituzionali per favorire l'attuazione dei programmi di reiserimento sociale e lavorativo.
Un impegno collettivo per favorire la guarigione sociale.
Eutanasia, negazione alla Sapienza della Croce
di Luigi Cellamare
Gli uomini oggi vogliono rimuovere il dolore e la sofferenza a tutti i costi sintetizzando farmaci, mentre la sapienza della croce insegna che è possibile vivere il dolore e la sofferenza. Una finitezza che va accettata serenamente in previsione del trapasso, svincolato da accanimenti terapeutici, inutili cialtronerie della tecnica dall’eccessiva medicalizzazione.
La provvidenza ha voluto che in questo periodo Pasquale, in occasione dell'approvazione legislativa in Spagna in merito all'eutanasia, maturassi un piccolo contributo a sostegno della consapevolezza, richiamata nelle vicende umane, a riflettere della propria condizione, esortata a riconoscere Dio in quanto ci consegna la sua immagine, nonché la somiglianza, che è limite per l’uomo! La ricorrenza risveglia le nostre comunità per ricordarci il valore della sofferenza connaturata nell’uomo, ineluttabile, e il suo riscatto sulla morte grazie alla fede. Un’interiore condizione non masochistica, che ci accompagna pedissequamente, manifestandosi attraverso il nostro equilibrio precario determinato dall’ipocrisia e la menzogna, qualità insite nel nostro libero arbitrio, rivelando l’esistenza alterata delle nostre scelte inadeguate, bisognevoli e vincolate dalla ricerca di senso che, imposta dall’esterno, non può essere saziata se non da quella interna, del Cristo, che ha assunto la nostra umanità umanizzandoci.
La vita e preziosa
Ne è testimonianza l’antica saggezza dei profeti, che fa emergere lo “ status “ , rivelando tra gruppi e negli individui, l’ineludibile eterno conflitto interiore. La sofferenza, espressione mediata dal volto dell’altro, ci vincola alla verità, nonostante spesso si è ostili a riconoscere l’onnipotenza del creatore, quando, basterebbe credere nell’umile potenza della parola di Dio e abbandonarsi al suo agire misericordioso.
La sofferenza non si può razionalizzare, solo Dio che soffre può aiutare.
L’uomo dei tempi recenti, invece, incrementa consapevolmente le proprie energie impiegando e surrogando alla manifesta naturale verità, l’antropizzazione estrema, condotta parossisticamente ormai verso il cosiddetto transumanesimo, limitando le sue qualità spirituali innate, attributi per cui egli è al mondo. Ormai si assiste alla rinuncia della carità, amorevole richiamo di chi mostra il volto della sofferenza mutuabile dalle imprevedibili esperienze dell’esistenza di ognuno, decretando per la propria condizione, la vile esecrabile soluzione che è “ l’ eutanasia ” ! Delegare per uccidere ( Devereux e al.), fatta riconoscere a chi è soppresso, nocumento al naturale senso di sopravvivenza, realizzando in questi il convincimento a non essere degno di continuare a vivere, altresì, che non deve e può esserci posto nelle comunità per la sofferenza e le sue non riconosciute fragilità.
E’ il trionfo momentaneo del demonio, a cui il creatore concede di operare in un’umanità che è andata oltre la disumanizzazione, a causa dei reiterati tentativi dell’uomo di sostituirsi a Dio. A noi, sostenuti dalla Grazia, non resta che opporre la preghiera, e che la provvidenza ci illumini, perché, come il Manzoni suggerisce: che mai si sottrae la gioia del Padre, se non per prepararne una più grande! In nome della pseudoscienza, che non esaurisce il reale, promossa e sostenuta come nel passato da eminenze cattedratiche attivate dalla regia del maligno, si costruisce confezionando un modello sociale foriero di disvalori pretestuosi, attivato in un recente passato, dalla negazione che i nostri limiti possano essere una ricchezza, senza i quali invece si sconfina dall’equilibrio naturale da cui dipendiamo che ci pone in comunione con Dio, travalicazione purtroppo in atto! In questo contesto culturale assistiamo all’impegno folle di individui che promuovono la morte come soluzione, a tutela di un equilibrio sociale ed esistenziale perverso, ignorando che dette energie andrebbero veicolate per un’organizzazione inclusiva delle comunità, dove la sapienza della croce ci guida, ostentando la sua luce, e che purtroppo a causa delle nostre libere scelte fa si che ci ritroviamo tutti contro tutti, avendo detta barbarie l’obiettivo di renderci schiavi e replicanti, sottoposti alla tecnica, baluardo ingannevole del demonio.
Dette forze demoniache aspirano all’annichilimento dell’umanità allo scopo di realizzare l’eutanasia delle masse, zombi a cui viene meno la qualità empatica nelle relazioni non più autentiche. Il potere sui replicanti pretende il sacrificio dagli uomini, senza che detto dispotismo partecipi alla sofferenza, mentre Dio soffre con noi e per noi!
Gli uomini oggi vogliono rimuovere il dolore e la sofferenza a tutti i costi sintetizzando farmaci, mentre la sapienza della croce insegna che è possibile vivere il dolore e la sofferenza. Una finitezza che va accettata serenamente in previsione del trapasso, svincolato da accanimenti terapeutici, inutili cialtronerie della tecnica dall’eccessiva medicalizzazione. Siamo passati dalle indegne vite dai gusci vuoti dell’ideologia nazista, a menzione peraltro che i primi a essere eliminati nei forni crematori furono i bambini disabili, nonché quelli dal disagio psichico denominato progetto T 4 incoraggiato dai parenti delle vittime, a quello eugenetico, da cui a corollario l’eutanasia e l'approvazione quasi consapevole di gran parte dell'umanità per il proprio rassegnato annientamento psicofisico che, inerme, asseconda e collabora alla cultura della morte, considerato che attualmente sono in atto 35 conflitti nel mondo.
Sui deboli da sempre infieriscono ingiustizie, miserie e violenze, opposizioni del male al regno di Dio, che con l'amore disarmante di Cristo vince l'odio, attraverso l'insegnamento dell'arte del vivere! Pertanto emerge che il capolinea della vita non è la morte ma l'eternità.
BUONA PASQUA
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